nuova cittadinanza and

Frammenti di Futuro 2

 

Frammenti di futuro 2017-2018

il cittadino come giocatore

Workshop #Citizenkit 2 “L’anticorruzione è il sistema immunitario del bene comune"

 

Premessa scientifico-didattica

La Fondazione Roberto Ruffilli, nel suo pluriennale impegno di collaborazione e formazione con le Scuole Medie Superiori del comprensorio forlivese, ha attivato nel 2017 il laboratorio “Frammenti di futuro 2: il cittadino come giocatore” - organicamente legato al più vasto percorso didattico sulle nuove forme della cittadinanza attiva, “#Citizenkit” – incentrato sulle espressioni contemporanee della “corruzione”, intesa nel suo significato più largo, e sul loro potenziale degenerativo sul bene comune, ovvero sulla corretta gestione della convivenza organizzata sottoposta alle trasformazioni del “glocalismo”.

In questo senso, nel lavoro con gli studenti si è data una particolare importanza all’analisi dei mutamenti delle forme partecipative e aggregatrici derivanti dalle nuove modalità di comunicazione. Interazioni digitali e de-territorializzate che rivoluzionano le tradizionali modalità espressive, ed al contempo subiscono un processo di “gerarchizzazione” secondo criteri di popolarità mediatica. 

In questa dimensione eterea, eppure concretissima per i suoi effetti, i cittadini cessano di essere semplici bersagli “passivi” del “messaggio dall’alto”, per divenire fonti (inter-)attive dal basso; dei “players”. Ciò vuol dire, maggiore libertà e forza rispetto al “potere costituito”, ma anche sudditanza rispetto ai sistemi di fruizione/diffusione del web. 

Anche la corruzione nella sua estensione più capillare, espressa attraverso schemi comportamentali degenerati e lesivi, è sempre più traslata dalla sfera fisico-materiale a quella virtuale-interattiva.

Il cittadino come giocatore ha rappresentato allora una proposta di riflessione volta ad individuare i percorsi di evoluzione comunicazionale della “corruzione”, nel più ampio quadro della sua operatività materiale ai danni del benessere e della giustizia sociale. 

Si è partiti dalla sapienza classica, che ricorda ai nostri giovani studenti come «ogni Stato è una comunità e ogni comunità si costituisce in vista di un bene»; e che tale «bene di comunità» è la coesistenza organizzata fra «animali politici», ovvero fra gli essere umani (Aristotele, “Politica”, Libro I). 

Una rete sociale, dunque, o meglio un “organismo civile”, che in quanto entità vivente risponde a tutti i limiti e i cicli della natura: nascita, sviluppo, stasi, malattia, morte. 

Ai ragazzi è in tal modo apparso come le società umane possano dunque crescere e migliorarsi, ma anche ammalarsi – più o meno gravemente – fino a cadere nella necrosi. 

E sempre con Aristotele, hanno potuto addentrarsi nella considerazione che la GENERAZIONE della vita è solo l’avvio di un ciclo che torna immancabilmente al suo punto di nascita, attraverso un processo di DE-GENERAZIONE culminante nelle decomposizione: ossia secondo un processo di CORRUZIONE NATURALE (Aristotele, “De generatione et corruptione”). 

Concetto poeticamente immortalato in tempi contemporanei da Fabrizio De André nella sua “Via del Campo” (1967): «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».

Gli studenti hanno allora elaborato la consapevolezza di una inesorabile tensione immanente verso la corruzione naturale degli organismi; dalla quale si evince che «la vita è sforzo costante per allontanarsi dal disordine e dall’entropia» (Erwin Schrödinger, What is life?, 1943) e che, per ultimo corollario, questa «lotta per la vita» significa “prendersi cura” del sistema, tenendo sempre al massimo della sua efficienza il sistema immunitario dell’organismo. 

Se pertanto ogni civiltà - il BENE COMUNE di una collettività organizzata - è ineludibilmente sottoposta a processi fisiologici di degenerazione che la sospingono a regredire verso lo STATO DI NATURA [l’antitesi artificiale di questo processo è il TOTALITARISMO], allora il fenomeno della CORRUZIONE ritrova in pieno il suo significato etimologico di “CUM-RUMPERE”: guastare, disfare, rompere il LEGAME COMUNITARIO  (IL PATTO DI FIDUCIA E LE PRASSI DI EQUITA’) fra con-cittadini con condotte illecite, prevaricatrici ed odiose.

In questo senso, il sistema immunitario di cui prendersi CURA è l’ANTI-CORRUZIONE, intesa come insieme di “buone pratiche” e di “imperativi morali”, la cui diffusione capillare nell’organismo sociale permette la funzionalità delle “buone leggi” elaborate a difesa del BENE COMUNE. 

I «buoni costumi che riportano il corpo politico alla sua giovinezza», li definiva Niccolò Machiavelli. 

Essendo utopistica - e al fondo non pertinente alla mission del laboratorio - l’idea di giungere ad una “prognosi”, ci si é concentrati sulla “diagnosi” della corruzione, di cui i giovani partecipanti al progetto - imminente generazione adulta di nuovi cittadini nativi digitali - hanno individuato sei forme contemporanee: 

1. Comunitaria (bullismo, cyber-bullismo, nonnismo); 

2. Sociale (raccomandazioni, concussioni, free-riding); 

3. Economico-Istituzionale (tangenti, evasioni, traffico di influenze); 

4. Internazionale (vantaggi illegali e incostituzionali in Paesi più deboli: estrazioni materie prime, smaltimento rifiuti, basi); 

5. Informatico-Politica (hacking e cyber-terrorismo); 

6. Informatico-Comunicazionale (fake news, trolling).

Ecco che l’attività del workshop è confluita nella realizzazione di una serie di 6 tavole allegoriche, incastonate sullo sfondo dell’affresco trecentesco del “Mal Governo” - dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena e paradigma universale della “degenerazione” del sistema sociale - che ricostruiscono la percezione e l’interpretazione dei ragazzi rispetto alla dialettica fra l’antico e il moderno in fatto di “corruzione” della coesistenza organizzata. 

Il seminario ha coinvolto un gruppo di circa venti studenti, appartenenti a scuole di indirizzo formativo diverso, in una esperienza in alternanza scuola/lavoro con uno sviluppo di circa una quarantina di ore di lavoro presso la sede della Fondazione Roberto Ruffilli.

FRAMMENTI DI FUTURO 2018

Tavola n 0  

Nel 2014, la Fondazione Roberto Ruffilli ha iniziato un percorso di riflessione con gli studenti forlivesi, volto ad interpretare le potenti e profonde trasformazioni che stanno facendo evolvere le pratiche e le forme della cittadinanza. Nel biennio appena concluso, si sono utilizzati i prismi della “trasparenza e dell’accontabilità” per affrontare la dimensione “pubblica” della questione: dai molti incontri e dal lungo seminario è emersa la percezione di un rapporto fra libertà individuale e sicurezza collettiva (ovvero la dialettica fondamentale che lega lo Stato ai suoi cittadini) sottoposto ad una riconfigurazione accelerata, e a tratti ambigua, sotto l’azione della cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”, quella della globalizzazione cibernetica.

       UNA RIFLESSIONE COMUNE CHE PROSEGUE

Con il nuovo biennio s’intende proseguire lo studio intrapreso, andando a scandagliare il livello “privato” delle nuove forme di cittadinanza in costruzione: legandosi organicamente al più vasto percorso del“KITdelCITTADINO” - consacrato quest’anno a ltema dell’ANTICORRUZIONE – si propone un laboratorio (“Ilcittadino come giocatore”) che si inoltri nei mutamenti di stato delle forme partecipative ed aggregatrici della comunicazione, intesa come insieme degli scambi culturali interni ad una comunità e quindi come base della socialità politica.

In breve, considerando l’ANTICORRUZIONE come il sistema immunitario della coesistenza organizzata e dell’amministrazione della respublica –vale a dire un insieme di imperativi individuali e di buone pratiche collettive che abbisognano di una continua cura per mantenersi forti e vitali– s’intende analizzare con gli studenti come il cambiamento dei codici del linguaggio e del discorso, determinato dai nuovi mezzi di comunicazione digitale (social,chat e piattaforme), impatti sulla tutela quotidiana del bene comune.

       UN NUOVO ORIZZONTE PER LA CITTADINANZA, FRA LIBERAZIONE E SUDDITANZA

L’adattamento della comunicazione ai nuovi parametri dello spazio digitale passa per un mutamento delle modalità di espressione, comportando la nascita di una sorta di “neo-lingua” caratterizzata dalla brevità, dalla semplicità, dall’informalità, dalla disintermediazione. Allo stesso tempo, la veicolazione dei concetti subisce un processo di “gerarchizzazione” secondo criteri di popolarità mediatica (trend-topics): ciò sta spingendo sempre più l’interazione sociale in una nuova dimensione cibernetica e globalizzata, nel cui seno i cittadini cessano di essere dei semplici bersagli passivi per divenire fonti attive e “players”.

In effetti, gli strumenti di comunicazione (devices) a disposizione si sono di molto accresciuti in termini di quantità, inter-connettività e potenza, amplificando drasticamente gli spazi di espressione del cittadino-utente: nel cyber-spazio, il soggetto si sente quindi più libero e forte rispetto al “potere costituito”. Al contempo, tuttavia, la predisposizione stessa del “web” e dei suoi sistemi di fruizione/diffusione stanno scivolando sempre più nelle mani di una oligarchia di grandi corporations informatiche, il cui successo economico-finanziario e le cui quote di mercato sono direttamente proporzionali alla capacità d’imporre un controllo monopolistico sulla sfera della comunicazione: ciò significa che accanto ad aspetti “liberatori”, la mutazione cibernetico-digitale ha per il soggetto anche ricadute di sudditanza e di dipendenza.

Se quindi il cittadino ha più mezzi e più forza mediatica per esprimersi, ma il suo accesso e la visibilità dei suoi discorsi sono sempre più strettamente mappati ed ordinati, serve allora interrogarsi su di una tendenza evolutiva dagli esiti incerti, che può avere tanto carattere “generativo” che “degenerativo” rispetto alle forme di cittadinanza prossime venture, di cui le nuove generazioni adesso in formazione saranno gli interpreti.

       UNA DOMANDA DI FONDO ED UN’ESPERIENZA LABORATORIALE

Ai giovani studenti, in qualità di “nativi digitali” organicamente partecipi della mutazione cibernetica e di futuri cittadini adulti, viene in definitiva chiesto d’interrogarsi sugli aspetti qualitativi di questa “rivoluzione comunicazionale” e sull’incidenza che essa può esercitare rispetto al sistema immunitario anti-corruttivo che presiede alla tutela del bene comune.

Al di là delle canoniche accezioni legali, giuridiche ed amministrative, la corruzione infatti ha una valenza ed un’estensione molto più capillare, esprimendosi anche attraverso la distorsione e l’infrazione di quelle convenzioni comportamentali che garantiscono il pacifico esercizio delle interazioni sociali: in questo senso, i sempre più prepotenti fenomeni del cyber-bullismo e del trolling - che traslano gli antichi atti del bullismo, del nonnismo e della prevaricazione dalla sfera fisico-materiale a quella virtuale-interattiva (pur continuando a provocare risultanti tragiche, quali il suicidio delle vittime) – paiono offrire un concreto e sentito studio di caso per individuare i processi di mutamento comunicazionale e i meccanismi di risposta/contrasto – sempre inscritti nella strumentalità cibernetica – che vengono posti in essere. E’ dunque sul tema del cyber-bullismo e del trolling che si intende incentrare il workshop con gli studenti, sfruttando una dinamica di drammatica attualità per riflettere su una delle molteplici ricadute private della “quarta rivoluzione industriale” in atto.

A differenza della scorsa edizione, che si era concretizzata in un film mediometraggio (“Fra libertà e sicurezza - Il labirinto digitale”), questavolta il lavoro seminariale confluirà in un reportage (o, in alternativa, in una “graphic novel” [un racconto a fumetti a carattere documentario]) che ricostruirà -anche attraverso un blob di post e tweets, sul modello proposto dalla fortunata trasmissione televisiva “Gazebo”- la percezione, l’interpretazione e la visione dei ragazzi sui dilemmi proposti.

Sviluppo

Il progetto coinvolge un gruppo interscuola di circa una ventina di studenti (il numero, complessivamente -e distintamente per ogni istituto- dipenderà dal numero delle scuole aderenti) per un periodo di 10/12 mesi; prevede 2/3 incontri-lezione con specialisti e operatori del settore ai quali potranno assistere non solo i ragazzi coinvolti ma le intere classi di appartenenza (le “lezioni” potranno essere organizzate presso gli stessi istituti aderenti dotati di spazi disponibili) e un percorso di riflessione e costruzione per il gruppo di studio presso la sede della Fondazione Ruffilli; entrambe le fattispecie avranno la valenza di alternanza scuola/lavoro per un complessivo ammontare di circa 40 ore.

L’iniziativa si svilupperà coinvolgendo due anni scolastici (2016/17 e 2017/18), da febbraio/marzo 2017 ad aprile 2018 secondo la pianificazione concordata con le scuole e ipotizzata come segue:

 

  2016-2017

  1. Coordinamento e pianificazione con i referenti delle scuole: novembre 2016/gennaio 2017
  2.  Incontri e percorso di riflessione:

febbraio                      2 ore

marzo                         6 ore

aprile                          2 ore

maggio                       6 ore  

  2017-2018

  1. Incontri e percorso di riflessione:

novembre                   6 ore

dicembre                    2 ore

gennaio                      2 ore  

febbraio                      4 ore

marzo                         4 ore

aprile                          2 ore

 

pdf area 40x17
 PROGETTO

 

 

CITTADELLA DEL BUON VIVERE/RMC CAFE'

luoghi per genitori e dintorni
IL CITTADINO COME GIOCATORE
reportage sulla nuova dimensione cibernetica e globalizzata
con ROBERTO MERCADINI 

 

lunedì 24 settembre 2018   ore 19.30

Nel lavoro con gli studenti si è data particolare importanza all’analisi dei mutamenti delle forme partecipative e aggregatrici derivanti dalle nuove modalità di comunicazione. Interazioni digitali e de-territorializzate che rivoluzionano le tradizionali proprie modalità espressive, ed al contempo subiscono un processo di “gerarchizzazione” secondo criteri di popolarità mediatica. In questa dimensione eterea, eppure concretissima per i suoi effetti, i cittadini cessano di essere semplici bersagli “passivi” del “messaggio dall’alto”, divenire fonti (inter-)attive dal basso; dei “players”. Ciò vuol dire, maggiore libertà e forza rispetto al “potere costituito”, ma anche sudditanza rispetto ai sistemi di fruizione/diffusione del web. La corruzione nella sua estensione più capillare, espressa attraverso schemi comportamentali degenerati e lesivi, è traslata dalla sfera fisico-materiale a quella virtuale-interattiva.

Il cittadino come giocatore ha rappresentato una proposta di lavoro volta ad individuare i percorsi di evoluzione comunicazionale della “corruzione”, nel più ampio quadro della sua operatività materiale ai danni del benessere e della giustizia sociale. L’attività del workshop è confluito nella realizzazione di una serie di 6 tavole allegoriche, incastonate sullo sfondo dell’affresco trecentesco del “Mal Governo” - dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena - che ricostruiscono la percezione e l’interpretazione dei ragazzi rispetto alla dialettica fra l’antico e il moderno in fatto di “corruzione” della coesistenza organizzata.

Il seminario ha coinvolto un gruppo di circa venti studenti, appartenenti a scuole di indirizzo formativo diverso, in una esperienza in alternanza scuola/lavoro con uno sviluppo di circa una quarantina di ore di lavoro presso la sede della Fondazione Roberto Ruffilli.